di Gaëlle Courtens
Il pastore battista Luca Maria Negro, direttore del settimanale Riforma, è il nuovo presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Eletto martedì 8 dicembre dalla XVIII Assemblea della FCEI riunita a Pomezia (RM), il 62enne nato a Torino succede al pastore metodista Massimo Aquilante. Luca M. Negro ha svolto il ministero pastorale a Albano Laziale (Roma), Ginevra (Svizzera) e Torino. Comincia la sua carriera giornalistica presso la redazione dell’allora quindicinale ecumenico “Com Nuovi Tempi”, per prendere successivamente la direzione del mensile interreligioso “Confronti”. Entra a far parte della FCEI nel 1992 come direttore di “NEV – Notizie Evangeliche”, agenzia stampa che dirigerà fino al 2001. Dal 1995 al 2001, inoltre, è stato segretario esecutivo della FCEI. Luca M. Negro vanta anche un’esperienza di 9 anni a Ginevra (Svizzera) come segretario per le comunicazioni della Conferenza delle chiese europee (KEK). L’Agenzia stampa NEV gli ha rivolto alcune domande.
A caldo, con quale spirito affronta questo nuovo incarico?
Con entusiasmo! Torno in FCEI dopo 15 anni circa, e trovo una effervescenza di iniziative, di nuovi progetti, con la voglia rinnovata di lavorare insieme tra le diverse chiese e anche all’interno degli stessi servizi e delle commissioni della FCEI. Mi rallegro del fatto che questo nuovo incarico giunga in un momento favorevole per il movimento ecumenico, perché finalmente, dopo decenni di stagnazione, vediamo dei segnali positivi, in particolare grazie al pontificato di Papa Francesco.
Quali saranno le sue priorità, oltre all’impegno sul fronte dell’ecumenismo?
Mi pare che dall’assemblea emergano alcune grandi priorità: la prima sicuramente è quella di proseguire nello sforzo di accoglienza, accompagnamento ed integrazione dei rifugiati attraverso il progetto “Mediterranean Hope”. La FCEI ha una lunga storia di impegno in questo campo con il suo Servizio rifugiati e migranti (SRM), e questo nuovo progetto cerca di rispondere in modo creativo alla nuova ondata di migranti provenienti da paesi in guerra ma anche da situazioni di povertà estrema. Fra pochi giorni è prevista la firma di una convenzione con i Ministeri degli esteri e dell’interno per avviare un progetto-pilota di corridoi umanitari dal Libano e dal Marocco che la FCEI gestirà insieme alla Comunità di Sant’Egidio. Un progetto che quindi ha anche una dimensione ecumenica.
L’altra grande priorità emersa è quella della libertà religiosa. La FCEI ha contribuito a un progetto coordinato da un gruppo di giuristi, finalizzato all’elaborazione di un disegno di legge sulla libertà di religione e di coscienza che superi finalmente per tutte le confessioni religiose la legislazione fascista sui “culti ammessi”, a tutela soprattutto di coloro che non hanno un’Intesa e che ancora oggi subiscono discriminazioni a livello individuale e collettivo. La FCEI continuerà dunque a impegnarsi su questo tema che è essenziale in un paese che diventa sempre più multietnico, multiculturale, multireligioso. A questo si aggiunge la necessità di intensificare ancora di più i nostri sforzi anche sul fronte del dialogo interreligioso. Inoltre, per quanto riguarda invece il lavoro teso ad una piena integrazione nelle nostre comunità tra fratelli e sorelle di chiesa italiani e quelli ormai numerosi di origine straniera, rimane validissimo anche il progetto “Essere chiese insieme”.
Naturalmente l’Assemblea ha anche indicato altre priorità, tra le quali ricorderei il tema del lavoro dignitoso e sostenibile, la salvaguardia del Creato, la laicità nella scuola, ma anche la possibilità di un insegnamento laico e aconfessionale della Bibbia nella scuola. E come accennato, molta importanza avrà lo sviluppo del dialogo ecumenico, con particolare riferimento ad uno studio sulla fattibilità di istituire in Italia un Consiglio nazionale di chiese cristiane.
La sua esperienza di comunicatore, in Italia come direttore del settimanale Riforma, ma anche all’estero come segretario per le Comunicazioni della KEK, in che termini potrà ispirare il suo operato?
La comunicazione è sempre stato uno dei settori strategici del lavoro della FCEI e la mia esperienza in Italia e a livello europeo mi ha sempre più convinto dell’importanza che riveste questo aspetto del lavoro delle chiese. Se non siamo capaci di comunicare quello che facciamo, le nostre iniziative rischiano addirittura di essere inutili. C’è un proverbio francese che recita così: “faire, savoir faire, mais surtout faire savoir” (fare, saper fare, ma soprattutto far sapere). Credo che questa saggezza debba ispirare il lavoro della FCEI in tutti i suoi settori, valorizzando l’esperienza del nostro Servizio stampa-radio-TV (SSRTV). In questo senso un’altra novità di rilievo è la sinergia avviata negli ultimi mesi tra l’Agenzia stampa NEV, il periodico Riforma e Radio Beckwith Evangelica.
Nel corso di questa assemblea la FCEI si è data un nuovo statuto. Cosa si aspetta nel lavoro quotidiano da questo nuovo assetto istituzionale?
Il nuovo statuto prevede un’assemblea molto più piccola in termini numerici: 25 membri effettivi contro i 120 del vecchio ordinamento, ma con una cadenza molto più ravvicinata. La nuova assemblea si riunirà due volte l’anno. Questo dovrebbe consentire una maggiore efficacia e flessibilità del nostro lavoro, insieme a un più stretto rapporto tra la FCEI stessa e le sue chiese membro. Ma aggiungo: oltre ad una FCEI più snella e più efficiente, mi sembra importante sottolineare che la FCEI non è una ONG. E’ un’organizzazione che in primo luogo ha al suo centro l’attenzione verso l’unità del protestantesimo, ma più in generale verso l’unità delle chiese.
In questo senso è importante riuscire a mantenere il giusto equilibrio tra il nostro impegno sociale e la nostra testimonianza di fede.