” Illuminare le periferie oscurate”, questa è stata una delle tracce seguite dalla iniziativa promossa dalla rivista San Francesco e da articolo 21, e che ha raccolto ad Assisi alcuni dei cronisti costretti a vivere ” Sotto scorta” per aver tentato di indagare su mafie, corruzione e malaffare.
Per questo ci sembra giusto e doveroso ricordare anche chi ha perso la vita per consentire alla opinione pubblica di essere informata, di andare oltre la ripetizione degli stereotipi e dei comunicati buoni per tutti gli usi. Tra coloro che non dovremmo mai dimenticare ci sono i tre lavoratori della sede Rai di Trieste uccisi dai cecchini bosniaci il 28 gennaio del 1994.
Si chiamavano Marco Luchetta, Alessandro D’Angelo, Dario Ota, e si erano recati un Bosnia, durante quel lungo e atroce conflitto, per documentare una guerra che si svolgeva a pochi chilometri dai nostri confini. Marco Luchetta, giornalista curioso e ricco di autentica passione civile, aveva nel cuore il desiderio di raccontare le storie dei bambini feriti e segnati, dentro e fuori, dalle armi e dall’odio.
Il suo e i loro sogni furono stroncati dai proiettili.
Quella ferita non si è mai chiusa, ma la comunità locale, gli amici di sempre sono riusciti a salvaguardare la loro memoria in modo non retorico, raccogliendo quel sogno e trasformandolo in una realtà. Ci riferiamo alla realizzazione, da parte della Fondazione Luchetta, di case di accoglienza per ospitare bambini che non potrebbero essere curati nei loro paesi e che hanno subito, in molti casi, le offese della violenza, del terrore, del conflitto.
Anno dopo anno, centinaia di ragazzi hanno ritrovato occasioni di vita e di speranza.
Il lavoro della Fondazione è accompagnato anche da quello del ” Premio Luchetta”, dedicato proprio ai giornalisti che ” Illuminano le periferie del mondo” e diventato una delle capitali internazionali di chi crede nei valori della libertà di informazione e nella funzione civile ed etica del giornalismo.
Al termine del recente convegno di Assisi ci siamo ripromessi, con gli amici della redazione con Padre Enzo Fortunato, con il custode del Sacro Convento, Padre Mauro Gambetti, di provare a riunire tutti i cronisti che hanno messo a rischio se stessi per andare oltre i muri dell’odio, del razzismo, delle illegalità.
Se e quando ci riusciremo, quel giorno non potremo dimenticare le storie di Marco Luchetta, di Alessandro D’Angelo e di Dario Ota, e di chi, negli anni, ha saputo conservare il ricordo della loro morte attraverso la moltiplicazione dei progetti di vita.