Di Daniela de Robert
Ancora bombe su un ospedale di Medici Senza Frontiere. Questa volta a Shiara nel nord dello Yemen, nella zona di Rezeh nella provincia di Saada. Quattro i morti accertati, una decina i feriti e ingenti i danni alla struttura.
Il 2016 in Yemen inizia così, come si era concluso il 2015: con le bombe sugli ospedali, sul personale, sui feriti e i malati, sulla popolazione civile. Il 27 ottobre era stata la volta dell’ospedale di Haydan, distrutto da un bombardamento aereo della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Il 3 dicembre le forze della coalizione avevano colpito il centro di salute a Taiz.
Eppure, tutte le parti in conflitto hanno le coordinate GPS delle strutture mediche dove MSF lavora, compreso quelle dell’ospedale di Shiara, fondamentale riferimento sanitario per l’area.
Il 3 ottobre era stata l’aviazione americana a bombardato un ospedale di MSF a Kunduz in Afghanistan. Allora arrivarono le scuse di Obama, l’annuncio di un’inchiesta della Casa Bianca, ma il no a un’indagine indipendente della Commissione di Inchiesta Umanitaria Internazionale (IHFFC) richiesta da MSF.
Dopo l’ospedale afghano, le bombe ora cadono con una frequenza sospetta sugli ospedali di MSF nello Yemen. Per questo MSF torna a chiedere il rispetto Diritto Internazionale Umanitario e l’immediata cessazione degli attacchi a strutture mediche e chiama tutte le parti coinvolte nel conflitto a impegnarsi per creare le condizioni per la fornitura di assistenza umanitaria in condizioni di sicurezza.
I responsabili dell’attacco investighino sulle circostanze dell’incidente ha chiesto Raquel Ayora, direttore delle operazioni di MSF, che vede dietro questo ennesimo incidente “un preoccupante disegno di attacchi a strutture mediche essenziali”, lasciando che siano ancora una volta i civili a subire l’impatto maggiore di questa guerra.