di Shukri Said
Sulle problematiche che si stanno manifestando in vista delle elezioni della prossima estate in Somalia abbiamo intervistato Abdiweli Mohamed Ali, detto Gaas, già docente di economia negli Stati Uniti. E’ stato Primo Ministro dell’ultimo Governo Federale di Transizione in Somalia ed attualmente è Presidente della Regione semiautonoma del Puntland
D. L’attuale leadership della Repubblica federale di Somalia guidata da Hassan Sheikh Mohamud ha riproposto per le elezioni dell’estate 2016 il vecchio sistema elettorale denominato “4.5 (four point five)” che suddivide le cariche del potere assegnandone una per ciascuno dei quattro clan ritenuti principali (pur non avendo tra di loro lo stesso peso) e metà ai clan minoritari unitariamente considerati. E’ un sistema che lei conosce bene avendo contribuito a mantenerlo per l’elezione del governo attualmente in carica che ha definitivamente sostituito il periodo della transizione di cui Lei è stato l’ultimo Primo Ministro. È vero che lei, però, non è d’accordo a mantenere il sistema “4.5” anche per la prossima tornata elettorale?
R. È verissimo. Siamo nettamente contrari a mantenere questo sistema elettorale anche per le prossime elezioni dell’estate 2016. Prima era necessario uscire dalla transizione in modo unitario ed è per questo che il sistema “4.5”, proposto dalla comunità internazionale, è stato accettato, ma doveva essere temporaneo e doveva essere superato, in base alla road map, durante questi quattro anni di governo federale non più transitorio sostituendolo con il suffragio universale. Invece questi quattro anni sono trascorsi invano, nessuna delle riforme attese è stata varata e il superamento del sistema clanico non è avvenuto. Ricordo che il Governo attuale era stato voluto per conseguire la revisione della Costituzione provvisoria, la riconciliazione, la formazione della Corte Costituzionale, la formazione della Camera Alta cioè il Senato delle Regioni, il completamento delle amministrazioni centrali e regionali, la registrazione dei partiti politici, la formazione dell’esercito unitario somalo, la definitiva eliminazione di Al Shabab e la messa in sicurezza di tutto il Paese, il censimento della popolazione, il recupero dei beni pubblici e privati ai rispettivi legittimi proprietari, l’adozione di sistemi nazionali giudiziario, tributario, sanitario e dell’istruzione degni di uno Stato, l’inizio della ricostruzione dei beni pubblici quali strade, fognature, illuminazione, sedi di uffici. Neppure uno di questi scopi è stato raggiunto e, anzi, vi sono più focolai di scontri clanici oggi rispetto a quattro anni fa. La corruzione dilaga, la sicurezza è sfuggita di mano e a Mogadiscio ci sono uccisioni ogni giorno nonostante la presenza dei militari di AMISOM.
D. Che cosa ha di negativo il sistema “4.5” e perché secondo lei ha impedito il raggiungimento degli obbiettivi che aveva indicato la road map?
R. È un sistema che si è rivelato ingiusto e nettamente sfavorevole al popolo somalo. E’ basato sui principi clanici e non su quelli costituzionali. Aumenta la litigiosità e la concorrenza tra clan. Indebolisce e delegittima le istituzioni anziché rafforzarle. Ostacola la democrazia. Un parlamentare scelto da un saggio clanico a chi risponde? I parlamentari dovrebbero rispondere ai loro elettori. Ma quando il parlamentare viene nominato da un individuo, risponde a questo che gli ha fatto la grazia di sceglierlo tra migliaia di persone. Quindi non rende un servizio al popolo al quale non è legato da nessun vincolo.
D. In sostituzione del sistema clanico, quale sistema elettorale proponete?
R. Se non si può procedere subito con le elezioni a suffragio universale, almeno di applichi un sistema su base regionale, provinciale e distrettuale in modo che ogni parlamentare possa essere eletto nel modo più democratico possibile. Proponiamo la suddivisione del territorio somalo nelle stesse diciotto regioni in cui risultava diviso sino al 1991, anno dell’ultimo governo di Mohamed Siad Barre riconosciuto come governo unitario dalla comunità internazionale.
D. Ormai il tempo per cambiare le regole del gioco rispetto alle elezioni della prossima estate appare esiguo. Avete una proposta?
R. Noi non accettiamo che si prolunghi l’ingiusto sistema “4.5” senza che venga fissata la data in cui verrà abbandonato. La comunità internazionale, l’ONU, l’UE, l’UA, AMISOM, l’IGAD, la Lega Araba … tutti, devono stabilire la fine del “4.5” indicando una data certa per il suo abbandono.
D. Accettereste che il sistema “4.5” venisse abbandonato fra quattro anni, nel 2020?
R. Basta che venga precisato che a decorrere da una data certa quel sistema sarà abbandonato.