di Luca Mershed
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è arrivato nel pomeriggio di domenica a Cuba per una visita storica con lo scopo di ricucire i rapporti congelati da sessant’anni tra i due Paesi.
L’Air Force One, l’aereo presidenziale degli Stati Uniti dove Obama ha viaggiato accompagnato dalla moglie Michelle, le figlie Malia e Sasha e sua madre Marian Robinson, è atterrato all’aeroporto internazionale dell’Avana alle 16.30 ora locale.
Obama è stato accolto dal Ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez, dai membri della Cancelleria dell’isola e dai funzionari dell’ambasciata degli Stati Uniti a Cuba.
A pochi minuti dall’atterraggio, è apparso un messaggio sull’account Twitter del presidente Barack Obama parlando ai cittadini cubani con un “Qué bolá Cuba?” Una forma colloquiale cubana per dire “Come sta Cuba?”
Ha continuato dicendo: “Sono appena atterrato con la speranza di incontrare ed ascoltare il popolo cubano direttamente”.
Più tardi, dopo aver scambiato qualche parola con i dipendenti dell’ambasciata degli Stati Uniti, Obama ha descritto la visita come un’opportunità storica per incontrare il popolo cubano.
Egli ha sottolineato che spera per le generazioni future che queste visite siano qualcosa di naturale.
Obama e la sua famiglia hanno camminato nella parte Vecchia de L’Avana, il centro storico della città, ed hanno visitato la cattedrale, dove sono stati ricevuti dall’Arcivescovo Jaime Ortega, che aveva facilitato i contatti segreti tra gli Stati Uniti e Cuba nel 2014.
Il Presidente ha incontrato, lunedì, il presidente cubano Raul Castro anche se non era presente il leader rivoluzionario Fidel Castro.
Raúl Castro ed il presidente Obama hanno partecipato alla conferenza stampa davanti ai media internazionali. La conferenza è iniziata con una stretta di mano accompagnata da sorrisi a simboleggiare il riavvicinamento dei due Paesi. I due Presidenti hanno rivelato che durante il loro incontro hanno discusso la revoca dell’embargo degli Stati Uniti, la mancanza di libertà a Cuba, il processo di pace in Colombia, la lotta contro il traffico di droga, e la crisi economica e politica in Venezuela.
Obama ha descritto il nuovo rapporto bilaterale con frasi enfatiche: “Il destino di Cuba non sarà deciso dagli Stati Uniti o da qualsiasi altra Nazione, il futuro di Cuba sarà deciso dai cubani”. “Non possiamo forzare le cose a cambiare in un determinato Paese. I cambiamenti devono provenire da dentro “, ha detto Obama. Castro ha, invece, risposto: “Sono sicuro che riusciremo a vivere in pace in un ambiente collaborativo, come stiamo già facendo”.
Ad una domanda del giornalista della CNN, Jim Acosta, sui prigionieri politici, Castro ha risposto in modo deciso che non ce ne sono a Cuba ed ha aggiunto: “Dammi la lista dei prigionieri politici per liberarli. Dammi i nomi. Se ci sono prigionieri, stasera saranno liberati”. Al termine della conferenza stampa, Castro si è rivolto alla stampa statunitense affermando: “Quanti Paesi soddisfano i 61 diritti umani e civili? Lo sapete? Nessuno”. Secondo il presidente, Cuba ne soddisfa 47 ed ha insistito che questioni come la sanità e l’istruzione sono migliori nel loro Paese che negli Stati Uniti. Obama, al suo fianco, è rimasto in silenzio.
Il Governo cubano ha dichiarato che è disposto a discutere tutte le questioni rimaste irrisolte, anche quelle relative ai diritti umani e alla democrazia.
Nel frattempo, Cuba continua a protestare contro l’occupazione della base navale statunitense di Guantanamo e l’embargo che da decenni mette in seria difficoltà il popolo dell’Isola.