di Elisa Marincola
Poche righe, perché oggi non possiamo evitare di richiamare alla riflessione. Proprio oggi, che sembra vitale inseguire l’ultimo aggiornamento che arriva dalla capitale d’Europa, colpita dall’interno.
Molti di noi hanno figli, parenti, amici, a Bruxelles e in giro per l’Europa e condividiamo lo sgomento e il dolore delle vittime e dei loro cari. Cerchiamo sui social notizie di chi sappiamo che era lì e ci rincuoriamo quando le troviamo. Oggi come qualche mese fa a Parigi.
Quello che non possiamo fare e non dobbiamo lasciare che altri facciano, è inneggiare alla chiusura delle frontiere, alla cacciata di “quelli là”, i musulmani e, di seguito, gli stranieri tutti. Al di là della rivendicazione di Daesh, ancora non sappiamo chi siano stati ideatori ed esecutori delle bombe di Bruxelles. Sappiamo però che a Parigi hanno agito cittadini europei, e il famigerato Salah Abdeslam è cittadino belga. Sono tra noi, anzi siamo Noi, perché è una parte della nostra comunità che sta portando la guerra nel cuore dell’Europa. Noi italiani dovremmo comprenderlo meglio di altri: abbiamo, purtroppo, una lunga storia di terrorismo interno, di bombe neofasciste e di mafia e non solo. Eppure, è facile puntare il dito sugli “Altri”.
Per questo oggi, per commemorare le vittime di Bruxelles, abbiamo deciso di illuminare, con una foto, un messaggio di cordoglio che arriva da un ragazzino profugo a Idomeni: è uno di quegli “Altri”, lasciati ai nostri confini, ma prime e principali vittime del terrorismo di Daesh e della violenza di ogni tipo. Loro sono capaci di “compatire” quelle vittime come noi, nella civilissima Europa dalle radici cristiane, non siamo più capaci di fare con le vittime lontane dalle nostre città.