di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci
Due persone appartenenti allo staff del Cairo Institute for Human Rights Studies hanno ricevuto nei giorni scorsi un mandato a comparire domani 16 marzo davanti al giudice investigativo in relazione alla inchiesta 173 del 2011.
Il Cairo Institute for Human Rights Studies è una delle più autorevoli organizzazioni indipendenti per i diritti umani egiziana. Ha uffici al Cairo, Tunisi, Bruxelles e Ginevra. È accreditata presso le Nazioni Unite. Coordina il Forum nazionale delle ONG per i diritti umani egiziane.
Ha prodotto recentemente, in relazione al caso Regeni, una ricca documentazione sull’esponenziale aumento delle sparizioni forzate, morti in stato di detenzione, casi di tortura e sulla repressione contro i difensori dei diritti umani in Egitto.
L’inchiesta 173 per la quale i componenti dello staff del Cairo Institute sono indagati riguarda uno dei peggiori attacchi portato dalle autorità egiziane alla società civile indipendente attraverso il divieto legale di ricevere fondi dall’estero.
La legge egiziana oggi considera ciò come un tradimento dell’interesse nazionale, quando invece la maggior parte dei progetti delle ONG egiziane sono finanziate, come dappertutto nel mondo, da fondi internazionali provenienti da altre ONG o da istituzioni come la UE o le agenzie ONU.
Questo ultimo atto di intimidazione si aggiunge a una serie di atti repressivi e intimidatori avvenuti nelle ultime settimane contro le voci indipendenti in Egitto, che fanno pensare a un vero e proprio giro di vite contro i difensori dei diritti umani.
A molti dirigenti associativi è stato impedito di viaggiare all’estero e il Centro El Nadeem per la riabilitazione delle vittime di tortura ha ricevuto ordine di chiusura, l’avvocato Negad el-Borei è stato incriminato con accuse connesse al suo coinvolgimento nella scrittura di una proposta di legge contro la tortura nel 2015.
L’Arci collabora con il Cairo Institute ed è impegnata a diffondere con regolarità i risultati del suo prezioso lavoro di documentazione e denuncia presso le istituzioni e i media italiani ed europei. Di fronte a questo ennesimo atto di intimidazione, oltre a esprimere tutto il sostegno e la solidarietà agli attivisti del Cairo Institute, chiede che l’Italia si impegni a:
a) denunciare il giro di vite contro le organizzazioni di società civile in tutte le sedi di relazione bilaterale con il governo egiziano;
b) denunciare pubblicamente, anche al Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu, le restrizioni, gli atti legislativi, le procedure amministrative contro la società civile.
Chiediamo al nostro Governo di considerare la protezione della società civile e la salvaguardia della legalità un elemento essenziale e prioritario per garantire la stabilizzazione dell’Egitto, e dunque la sicurezza della intera regione.