di Antonella Napoli, Articolo 21
Domenica 3 aprile, nel secondo mese dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, Articolo 21 sarà in campo con l’Atletico Diritti, squadra di calcio nata dalla volontà di Antigone e Progetto Diritti, che srotolerà lo striscione della campagna di Amnesty International “Verità per Giulio Regeni”.
Lo stesso striscione era stato esposto all’inizio di febbraio dai tifosi dell’Empoli durante una partita di campionato, era poi comparso il 18 marzo durante il derby Entella-Spezia e la settimana scorsa un tifoso della nazionale, Nicola Pieri, lo ha srotolato sugli spalti del Dacia Arena di Udine dove si giocava l’amichevole Italia-Spagna. Per dar seguito a questo tipo di iniziative, che mirano a tenere alta l’attenzione sul caso, Amnesty International Italia, Antigone e la Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili hanno rivolto un appello a tutte le squadre dei vari campionati a fare altrettanto il 23 e 24 marzo, alla vigilia del terzo mese dalla scomparsa di Giulio, in tutti gli stadi, sia sugli spalti che sul terreno di gioco.
L’Atletico Diritti anticiperà le azioni di solidarietà domenica prossima alle 15, sul campo Gerini, in via del Quadraro 311, componendo la scritta “Verità per Giulio Regeni” con I giocatori e le persone che parteciperanno all’iniziativa.
Da quando è partita la mobilitazione per chiedere all’Egitto di fornire una versione attendibile sulle responsabilità della morte di Giulio, che coinvolge i genitori e gli amici sparsi in tutto il mondo affiancati da una miriade di associazioni ma anche di semplici cittadini, lo striscione “Verità per Giulio” è stato esposto in 5 regioni, poco meno di 100 comuni, 24 università, 15 scuole e 11 biblioteche.
Grazie alla pressione dell’opinione pubblica le istituzioni, in un primo momento molto caute con l’Egitto, hanno iniziato ad assumere posizioni più chiare e forti a fronte delle continue bugie, ricostruzioni false e depistaggi messe in atto delle autorità egiziane.
Dopo il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha lanciato un ultimatum attraverso un’intervista sul Corriere della Sera, anche il premier Renzi ha ribadito che “l’Italia pretende la verità sulla vicenda di Giulio Regeni e che le spiegazioni di comodo sono inaccettabili per il nostro Paese”.
L’appuntamento per capire se la forte reazione italiana produrrà l’effetto sperato, ovvero una collaborazione reale per accertare come sia stato ucciso il ricercatore sul cui corpo sono stati rinvenuti chiari segni di tortura, è fissato per il 5 aprile, data in cui è previsto l’incontro tra gli inquirenti italiani e quelli egiziani.
Ieri, intanto, è rientrato in Italia il pool di investigatori in missione al Cairo su mandato della procura di Roma per fare luce sull’omicidio del 28enne friulano. Questi ultimi, insieme al procuratore capo Giuseppe Pignatone, parteciperanno al confronto con Il procuratore generale della Repubblica araba d’Egitto Nabil Sadeq che consegnerà tutti gli atti dell’inchiesta egiziana, tra cui i video delle telecamere a circuito chiuso delle zone in cui Regeni doveva transitare il 25 gennaio scorso, giorno della sua scomparsa, i dati relativi alle celle telefoniche per verificarne gli spostamenti e i referti completi dell’autopsia eseguita nel paese nordafricano.
In quell’occasione ci auguriamo sia ribadito con forza che l’Italia non accetterà mai verità di comodo e offensive della memoria di un ragazzo serio e rigoroso.
Lo dobbiamo ai suoi genitori, a papà Claudio e mamma Paola, che con la loro dignità e la determinazione con cui portano avanti la loro battaglia di giustizia hanno scosso dal torpore istituzioni e magistratura.
Continueremo a pretendere fino in fondo di sapere chi ha barbaramente ucciso Giulio, che non aveva altra ‘colpa’ di essere uno studioso, un ricercatore.
Il dolore della famiglia Regeni è il dolore di tutti noi. Come la sete di giustizia che ci spinge a chiedere all’Egitto di individuare i responsabili della sua morte e di punirli secondo la legge.
Per questo il 2 maggio, in occasione della Giornata per la libertà dell’informazione, lo ribadiremo insieme alla Federazione nazionale della stampa, con un sit-in davanti all’ambasciata egiziana a Roma.