Per Abbas Kiarostami raccontare attraverso la pellicola, le parole, i respiri e le immagini la sua terra d’Iran, il suo popolo, la sua cultura, era semplicemente un dovere d’innamorato.
L’ha accarezzata fino all’ultimo, illuminandone il “caos piacevole”, la bellezza di un “disordine che ha un’anima” e gli uomini, mescolati, sconfitti, ingannati, immensi e persi nel soffio di tenerezza di problemi quotidiani e nella loro burrasca di sventure profonde.
Abbas Kiarostami, destino di poeta, nato a Theran il 22 giugno 1940, se ne è andato in un giorno d’estate, “E la vita continua” così come racconta il titolo di una delle sue opere.
Un regista, dopo il terremoto del 1990,
si reca in automobile nel villaggio di Potché, alla ricerca del protagonista del suo film: “Dov’è la casa del mio amico?”
Il cineasta, attraverso il suo alter ego, dipinge il momento in cui il destino si fa dolore, un piano-sequenza interiore di chi amava la strada prima, ma ora nell’ora della miseria e dell’armonia che si sogna, la ama ancora di più:
“Il terremoto
ha distrutto persino
il granaio delle formiche”.
Testimone di ciò che geme sotto le dita di un regista in “Close Up”, Abbas Kiarostami, si osserva, nello spazio e nel tempo, sul suo ruolo di narratore e sulle responsabilità di chi ha scelto di fare cinema.
Vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 1997 con il capolavoro “Il sapore della ciliegia”, il pensatore iraniano si interroga sulla vita e sulla morte nello sguardo perduto del suo protagonista, il signor Badii, un uomo che viaggia tra il rumore della sabbia con il suo suicidio, alla ricerca di una creatura che seppellisca il suo corpo.
Abbas Kiarostami è
“Il vento ci porterà via” , “Tickets” firmato con Ermanno Olmi e Ken Loach ed è “Copia conforme”, è l’invisibile che si fa giorno, è il silenzio che ti assorda, è la domanda che ti palpita dentro, è il mistico legame tra le anime dell’autore dello spettatore, è la meraviglia e il calvario dell’Iran, è il fulmine che ti spezza le ossa, Abbas Kiarostami è la dignità e la profondità dello stagno:
Faccio un sogno
sono sepolto
sotto foglie autunnale
e il mio corpo germoglia.
Kiarostami “Un lupo in agguato” Einaudi