Di Flavio Lotti
Coordinatore della Tavola della pace
“Vinci l’indifferenza e conquista la pace!” Nel primo giorno dell’anno nuovo, Papa Francesco non ci chiede di dedicare una giornata alla pace ma di reagire al grande male che sta corrodendo le nostre vite e il nostro tempo: l’indifferenza.
Contro l’indifferenza hanno già tuonato in tanti nel corso della storia, laici e religiosi, credenti e non credenti: “Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno il male, ma da quelle che lo tollerano” disse un giorno Albert Einstein dopo aver visto crescere il nazismo e la seconda guerra mondiale. “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti” dichiarò Martin Luther King di fronte alla violenza del Ku Klux Klan. “L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera.” Scrisse Antonio Gramsci nel lontano 1917. “Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.”
Papa Francesco amplifica queste denunce con un’esortazione personale, diretta a ciascuno di noi: “Non abbandonatevi alla rassegnazione e all’indifferenza!”
E’ un invito pressante. All’ombra dell’indifferenza si sono compiuti i peggiori crimini dell’umanità. Ma, nota Papa Francesco, “ai nostri giorni essa ha superato decisamente l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della “globalizzazione dell’indifferenza”.
“La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi -aveva già detto il Papa nello storico viaggio a Lampedusa- ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”
“Quando poi investe il livello istituzionale, sottolinea oggi Francesco, l’indifferenza nei confronti dell’altro, della sua dignità, dei suoi diritti fondamentali e della sua libertà, unita a una cultura improntata al profitto e all’edonismo, favorisce e talvolta giustifica azioni e politiche che finiscono per costituire minacce alla pace.”
Il riferimento non è solo agli orrori e alle violenze di ogni genere che accompagnano guerre e terrorismo, ma anche alle tragiche conseguenze di un modello di sviluppo e a uno stile di vita che ignora e calpesta la dignità e i diritti fondamentali di tantissime persone e popoli in ogni angolo della terra minacciando la stessa sopravvivenza dell’umanità (vedi la straordinaria enciclica Laudato Si!).
Di fronte a questa realtà profondamente segnata dall’ingiustizia e dalla sofferenza, il Papa ci invita a non lasciare più spazio a quegli atteggiamenti di menefreghismo e disimpegno che si nascondono dietro alle espressioni: “Ma io che c’entro?”, “A me che importa?” “Sono forse io il responsabile?”
Si! dice Papa Francesco, siamo tutti coinvolti e corresponsabili! E se teniamo alla pace, se davvero vogliamo vivere in pace dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento nei confronti degli altri all’insegna della solidarietà e della fraternità autentica.
Per vincere la cultura dell’indifferenza occorre un grande impegno personale e collettivo. Per questo Papa Francesco si rivolge a tutti. Ai responsabili degli Stati che sono chiamati a “rinnovare le loro relazioni con gli altri popoli” e a “compiere gesti concreti nei confronti delle persone più fragili delle loro società” e in particolare a quelli “che soffrono per la mancanza di lavoro, terra e tetto”. Alle famiglie che sono “chiamate ad una missione educativa primaria ed imprescindibile”. Agli educatori e formatori “che nella scuola o nei diversi centri di aggregazione hanno l’impegnativo compito di educare i bambini e i giovani”. E infine, agli operatori culturali e dei mezzi di comunicazione sociale che hanno “il compito innanzitutto di porsi al servizio della verità e non di interessi particolari.”
La sfida è immensa ma vitale. Per vincerla serve una mobilitazione straordinaria. Con questo spirito, nei giorni scorsi, la Tavola della pace e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani hanno deciso di organizzare una nuova grande Marcia PerugiAssisi contro l’indifferenza, l’egoismo e la rassegnazione. La Marcia si terrà domenica 9 ottobre 2016 al termine di un nuovo anno d’impegno per la pace e la fraternità. Un nuovo anno da riempire con un milione di azioni positive. Ora tocca a te!