di Elisa Marincola
La vicenda diplomatica e investigativa sulla tortura e la morte in Egitto di Giulio Regeni ha vissuto nelle ultime ventiquattr’ore una brusca, positiva accelerazione. Dopo il Presidente Mattarella si è mosso anche l’Europarlamento. Ma in Egitto le sparizioni continuano.
Appena ieri mattina gli inviati de La Repubblica al Cairo rivelavano come le autorità egiziane fossero sulle tracce del dottorando italiano da prima di Natale e, appena ritrovato il corpo, si fosse cercato di costruire una falsa pista che puntava sulla sua vita privata, per occultare il vero movente, che appare sempre più chiaramente politico. Poi ieri pomeriggio è arrivata la ferma presa di posizione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ricevuto la famiglia Regeni e, accogliendo il suo appello, ha promesso “faremo di tutto per accertare la verità”.
Un segnale inequivocabile per il Cairo, che sta correndo ai ripari: l’ambasciatore in Italia Amr Helmy ha incontrato il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e, a nome del procuratore generale della Repubblica araba d’Egitto Nabil Hamed Sadek, ha invitato i magistrati inquirenti a un incontro al Cairo al fine di informarli degli ultimi sviluppi investigati relativi alla morte di Giulio e individuare ulteriori modalità di collaborazione. Il comunicato che informa del colloquio precisa anche che Pignatone ha accolto l’invito e il viaggio sarà organizzato a breve.
Un cambio di passo che ha coinvolto anche l’Europa. A Strasburgo l’Europarlamento ha votato a larghissima maggioranza una risoluzione che “condanna con forza la tortura e l’assassinio del cittadino europeo Giulio Regeni“ in Egitto, e chiede al Cairo di “fornire alle autorità italiane tutti i documenti e le informazioni necessarie” per l’inchiesta. Strasburgo sottolinea con “grave preoccupazione”, che il caso Regeni “non è un incidente isolato“. Il servizio diplomatico dell’Ue e gli stati membri sono stati invitati a sollevare con il governo egiziano la questione delle sparizioni forzate e del ricorso abituale alla tortura e a definire una tabella di marcia sulle misure concrete che le autorità egiziane dovranno adottare per migliorare la situazione dei diritti umani nel Paese. Chiedendo poi ai Paesi Ue di sospendere la vendita di apparecchiature di sorveglianza qualora sia dimostrato che tali apparecchiature siano utilizzate per violare i diritti umani, i deputati europei invitano il capo della politica estera europea Federica Mogherini a “intrattenere scambi regolari con i difensori dei diritti umani” e garantire sostegno ai detenuti e altri soggetti a rischio.
Un richiamo quanto mai necessario. Proprio ieri veniva denunciata la sparizione di un giovane avvocato che sostiene le famiglie di molti scomparsi dopo fermi o veri e propri rapimenti. Islam Salama, questo il suo nome, era stato fermato martedì scorso, ma la famiglia non ha notizie né dei motivi dell’arresto né di quale corpo di polizia lo stia trattenendo. In uno dei suoi ultimi post su Facebook, Salama aveva scritto: “Il crimine di sparizione forzata è molto più frequente che in passato. Molte persone sottovalutano ciò che pubblichiamo ritengono che sia inutile per loro; tuttavia, io però credo che diffondere notizie su questi casi sia veramente importante. A volte lo Scomparso finisce in un limbo all’interno delle carceri, per questo noi ricordiamo ai loro carcerieri che devono essere liberati. Come avvocati, siamo impotenti rispetto a questo crimine, e tutto quello che possiamo fare è raccontare ciò che sappiamo.” Forse è proprio informare sugli abusi a essere considerato un crimine in Egitto.