di Massimo Marnetto
Le trivelle inquinano.
Ecco perché il 17 Aprile ci sarà un referendum per dire SI al divieto di estrazione oltre la scadenza delle licenze, per i pozzi vicini alle coste (entro le 12 miglia).
Ma il nemico è il quorum (superare la metà degli aventi diritto al voto). Se non si raggiunge, le trivelle continueranno a succhiare il terreno fino all’esaurimento del giacimento, avvelenando il mare, come ha dimostrato – dati alla mano – il campionamento delle acque prelevate da Greenpeace nei pressi dei pozzi.
La legge che regola i referendum fa degli indifferenti i più forti nemici dei promotori.
Poi, c’è anche il silenzio dei media, che fabbrica ignari, l’altra grande brigata antireferendaria. Guardate i giornali di oggi e noterete che quasi nessuno informa sul referendum, eppure manca poco più di un mese al suo svolgimento. Non solo, il governo ha voluto escludere la votazione in contemporanea con le elezioni amministrativa (election day) proprio per scoraggiare così l’affluenza e far morire il referendum di crepa-quorum.
Si sa, il petrolio ha più amici dell’ambiente. Ma con un buon passa-parola possiamo informare moltissime persone.
E trivellare il silenzio. Quello sì.
Primi firmatari del Comitato nazionale “Vota SI per fermare le trivelle”:
Adusbef, Aiab, Alleanza Cooperative della Pesca, Arci, ASud, Associazione Borghi Autentici d’Italia, Associazione Comuni Virtuosi, Coordinamento nazionale NO TRIV, Confederazione Italiana Agricoltori, Federazione Italiana Media Ambientali, Fiom-Cgil, Focsiv – Volontari nel mondo, Fondazione UniVerde, Giornalisti Nell’Erba, Greenpeace, Kyoto Club, La Nuova Ecologia, Lav, Legambiente, Libera, Liberacittadinanza, Link Coordinamento Universitario, Lipu, Innovatori Europei, Marevivo, MEPI–Movimento Civico, Movimento Difesa del Cittadino, Pro-Natura, QualEnergia, Rete degli studenti medi, Rete della Conoscenza, Salviamo il Paesaggio, Sì Rinnovabili No nucleare, Slow Food Italia, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, WWF.