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Spiraglio di luce in Yemen: una tregua possibile

di Luca Mershed, Italians for Darfur

 

In Yemen perdura una guerra civile che ha già causato la morte e la fuga dalle proprie case di migliaia di persone. Nonostante ciò, sembrano esserci segni di una possibile tregua e di un miglioramento dell’insostenibile situazione in cui si trova il popolo yemenita.

Infatti, l’Arabia Saudita ha avviato dei colloqui diretti con i ribelli Houthi nel corso della guerra –entrata già nel secondo anno- che è diventata una prova di determinazione per Riyad di difendere i propri interessi in modo aggressivo nella Regione.

Un funzionario dei ribelli ed una coalizione saudita guidata da militari hanno confermato che i colloqui stanno avendo luogo nei pressi del confine saudita-yemenita. Ma le due parti sembrano avere molte divergenze sull’ordine del giorno dei negoziati iniziati lunedì.

I colloqui si concentrano sui modi per porre fine alla guerra e per avviare un immediato cessate il fuoco”, ha detto il Portavoce degli Houthi, Mohammed al-Shire’i. La coalizione ha affermato, in una dichiarazione, che i negoziati hanno solo creato uno “stato di calma” nella zona di confine per permettere la consegna degli aiuti umanitari.

Entrambe le parti hanno sottolineato di aver dato luogo ad uno scambio di prigionieri: la coalizione saudita ha dichiarato che gli Houthi hanno rilasciato un soldato dell’Arabia Saudita, mentre i sauditi hanno liberato sette yemeniti detenuti in una zona di combattimento, vicino al confine.

Supportata dagli Stati Uniti, una coalizione saudita guidata dagli Stati arabi, per lo più sunniti, ha lanciato una campagna aerea contro gli Houthi a marzo, con l’obiettivo di scalzare rapidamente i ribelli e rimettere il presidente Rabbo Mansour Hadi al potere.

Al contrario, lo Yemen è stato inghiottito in un’estenuante guerra che ha coinvolto anche le forze di terra dell’Arabia Saudita, altre monarchie sunnite del Golfo, il Sudan e l’Egitto. Invece di limitarsi a essere un conflitto locale che ha coinvolto alcuni soggetti esterni, il Paese è diventato un teatro delle rivalità tra la potenza della Regione sunnita, l’Arabia Saudita, e la sua prima rivale sciita, l’Iran. Gli Houthi hanno aderito alla setta degli Zaidi dell’islam sciita. L’Iran sostiene gli Houthi politicamente, anche se gli ha negato l’invio di armi.

In una dichiarazione, la coalizione sunnita ha affermato che le tribù yemenite che abitano la regione di confine saudita-yemenita sono stati mediatori nei colloqui. Lo sviluppo positivo della situazione potrebbe rappresentare una possibile via per una soluzione negoziata del conflitto dopo i fallimentari tentativi di mediazione da parte delle Nazioni Unite.

Lo scorso giugno, i rappresentanti delle due parti avevano tenuto dei colloqui indiretti durante un round di negoziati delle Nazioni Unite. Nel mese di dicembre, un altro giro di colloqui in Svizzera, era stato minato dai continui combattimenti a terra. Il tentativo di continuare, a gennaio, i negoziati da parte delle Nazioni Unite è stato rinviato a causa del protrarsi del conflitto. L’attuale assenso di entrambi le parti di andare verso colloqui diretti potrebbe essere visto come un tentativo da parte l’Arabia Saudita di accogliere le richieste degli Houthi.

Le Nazioni Unite stimano che più di 6.000 persone sono state uccise nello Yemen dall’inizio del conflitto, quasi la metà sono civili. Milioni anche sono stati obbligati a lasciare le proprie case e stanno lottando per sopravvivere in un Paese che era, già prima della guerra, il più povero nella penisola arabica.

17 Aprile, referendum oscurato

di Massimo Marnetto

Le trivelle inquinano.
Ecco perché il 17 Aprile ci sarà un referendum per dire SI al divieto di estrazione oltre la scadenza delle licenze, per i pozzi vicini alle coste (entro le 12 miglia).
Ma il nemico è il quorum (superare la metà degli aventi diritto al voto). Se non si raggiunge, le trivelle continueranno a succhiare il terreno fino all’esaurimento del giacimento, avvelenando il mare, come ha dimostrato – dati alla mano – il campionamento delle acque prelevate da Greenpeace nei pressi dei pozzi.

La legge che regola i referendum fa degli indifferenti i più forti nemici dei promotori.
Poi, c’è anche il silenzio dei media, che fabbrica ignari, l’altra grande brigata antireferendaria. Guardate i giornali di oggi e noterete che quasi nessuno informa sul referendum, eppure manca poco più di un mese al suo svolgimento. Non solo, il governo ha voluto escludere la votazione in contemporanea con le elezioni amministrativa (election day) proprio per scoraggiare così l’affluenza e far morire il referendum di crepa-quorum.

Si sa, il petrolio ha più amici dell’ambiente. Ma con un buon passa-parola possiamo informare moltissime persone.
E trivellare il silenzio. Quello sì.

Primi firmatari del Comitato nazionale “Vota SI per fermare le trivelle”:

Adusbef, Aiab, Alleanza Cooperative della Pesca, Arci, ASud, Associazione Borghi Autentici d’Italia, Associazione Comuni Virtuosi, Coordinamento nazionale NO TRIV, Confederazione Italiana Agricoltori, Federazione Italiana Media Ambientali, Fiom-Cgil, Focsiv – Volontari nel mondo, Fondazione UniVerde, Giornalisti Nell’Erba, Greenpeace, Kyoto Club, La Nuova Ecologia, Lav, Legambiente, Libera, Liberacittadinanza, Link Coordinamento Universitario, Lipu, Innovatori Europei, Marevivo, MEPI–Movimento Civico, Movimento Difesa del Cittadino, Pro-Natura, QualEnergia, Rete degli studenti medi, Rete della Conoscenza, Salviamo il Paesaggio, Sì Rinnovabili No nucleare, Slow Food Italia, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, WWF.

Disinformazione. Zanzu: il disegno della coppia mista che ad alcune testate proprio non va giù

di Associazione Carta di Roma
Online un portale tedesco, Zanzu.de, che promuove l’educazione sessuale e affettiva in 12 lingue. Ma siti e testate lo riducono a un manuale per “educare i migranti ad accoppiarsi con l’Europee”
Zanzu – Il mio corpo in parole e immagini” è un portale per la promozione dell’educazione sessuale e affettiva creato dal Centro federale tedesco per l’educazione alla salute (ramo del ministero della Salute tedesco) e dal Centro fiammingo per la salute sessuale. …Leggi tutto »

Giornalismo non è per cinici. Intervista a Andrea Melodia

di Barbara Scaramucci

Andrea Melodia è stato oltre 40 anni alla Rai, dove ha ricoperto numerosi importanti incarichi giornalistici ed è stato direttore della struttura che poi è diventata Rai Fiction e vice direttore vicario di Rai Uno. Ha diretto anche Telemontecarlo ed è stato per due mandati – il massimo previsto dal regolamento associativo – presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, che nel congresso dei giorni scorsi ha eletto al suo posto Vania de Luca. Il 15 marzo Melodia, con l’Associazione Dirigenti Pensionati Rai, organizza nella sede centrale della Rai un convegno sulla riforma del servizio pubblico alla vigilia del rinnovo della convenzione con lo stato. …Leggi tutto »

Egitto cambia strategia

di Elisa Marincola

La vicenda diplomatica e investigativa sulla tortura e la morte in Egitto di Giulio Regeni ha vissuto nelle ultime ventiquattr’ore una brusca, positiva accelerazione. Dopo il Presidente Mattarella si è mosso anche l’Europarlamento. Ma in Egitto le sparizioni continuano. …Leggi tutto »

Teatro è la vita…. e i finanziamenti?

di Vincenzo Vita

Qualcosa di nuovo dietro il sipario? Parrebbe di sì, dalla Gazzetta ufficiale, che pubblica il decreto di modifica del contestatissimo provvedimento del luglio 2014 sulle modalità di attribuzione delle risorse. Ci torniamo più avanti.  Massimiliano Civica e Attilio Scarpellini, regista l’uno e critico l’altro, hanno scritto recentemente un efficace e amaro “discorso sulla perdita di senso del teatro”, dal titolo “La fortezza vuota”. …Leggi tutto »

Sudan, con Turabi muore ultimo baluardo opposizione

di Luca Mershed (Italians for Darfur)

Hassan al-Turabi, il leader dell’opposizione al Governo, che ha giocato un ruolo chiave nel colpo di Stato del 1989 portando al potere l’attuale presidente Hassan Omar al-Bashir e che un tempo ha ospitato Osama bin Laden, è morto sabato all’età di 84.

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Editoria: unioni poco civili

di Vincenzo Vita

Se è ancora attuale lo stato di diritto e se –come temono politologi illustri – non è ancora tornato in auge il libro della giungla, allora la concentrazione in un’unica compagine de “La Stampa”, de “Il Secolo XIX” e del gruppo “Espresso-Repubblica” non si può fare. …Leggi tutto »

Le quattro inchieste finaliste del Premio Morrione: tratta, catena dell’agroalimentare, trasporti e emergenza abitativa

Tutti i finalisti sono under 31, come richiesto dal regolamento di concorso, e sono stati scelti tra i 113 partecipanti – con 65 progetti candidati – del bando 2016. Ora cinque mesi di lavoro insieme ai tutor e a novembre la premiazione dei vincitori a Trento. …Leggi tutto »

Il museo del Bardo a Lampedusa, un ponte di pace sul Mediterraneo

di Valerio Cataldi

Mentre l’Italia va verso la guerra in Libia e non solo, c’è un’altra Italia che costruisce ponti di pace con l’altra sponda del Mediterraneo. “Ponti fondati sulla cultura, sulla certezza che abbiamo radici comuni” dice Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa mentre sorvoliamo il mare. Destinazione Tunisi, Museo del Bardo dove un anno fa i kalashnikov del sedicente stato islamico facevano strage di turisti. …Leggi tutto »